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Chi puzza sa di puzzare? Certo, qualcuno glielo può dire o può cercare di farglielo capire. Ma una persona che emana un odore sgradevole lo sente?
La risposta è no, non sempre la percepisce.
Per esempio, il Centro svizzero di servizio Formazione professionale, nel 2018 ha pubblicato delle linee guida su come evitare di puzzare e su come relazionarsi sul posto di lavoro con chi ha un odore sgradevole.
A questo punto, ci siamo fatti una domanda. Qualche tempo fa, abbiamo parlato della poca igiene di persone e luoghi nei secoli passati. Ma quelle città puzzavano? Intendiamo: chi ci viveva, sentiva gli effluvi? E se sì, come faceva a viverci?
Ne approfittiamo subito per ricordarti che hai un alleato formidabile quando vai in bagno: SPUZZA VIA. Bastano 5 spruzzi nel wc prima di liberare l'intestino e grazie al suo effetto barriera, non lascerai nessun odore sgradevole dietro di te.
LUOGHI NAUSEABONDI DEL PASSATO
Leggiamo qualche testimonianza.
Parigi
“Scorre per le strade della città un rivoletto d’acqua fetida in cui confluisce l’acqua sporca di tutte le case e che appesta l’aria: così si è costretti a portare dei fiori con un po’ di profumo per scacciare quell’odore”.
(Anonimo italiano del Cinquecento)
Parigi nel Rinascimento
Manchester della rivoluzione industriale
“Ammassi di sterco, macerie di edifici, pozze putride e stagnanti, si trovano qua e là tra le case e nelle sconnesse superfici delle aree pubbliche”.
(Alexis de Tocqueville Parigi, 29 luglio1805–Cannes,16 aprile 1859)
Lo skyline di Manchester
Ancora Parigi
“Al tempo di cui parliamo, a Parigi regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone, le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell’umido dei piumini e dell’odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c’era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l’apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra”.
Patrick Süskind (autore de “Il profumo”, nato nel 1949)
Forse il romanzo più famoso di Süskind
CHI PUZZA SA DI PUZZARE E SENTE L'ODORE DELLA SUA CITTÀ?
Descrizioni tremende. Però, possiamo notare che due dei descrittori sono forestieri e che Patrick Süskind è un nostro contemporaneo.
Viene il dubbio che gli abitanti dei luoghi “incriminati” non avessero tutta questa consapevolezza degli odori. È anche intuitivo: se abito in un posto e ne sento la puzza nauseabonda, ci vivo male.
Non che non la sentissero proprio, perché usavano rimedi come mettersi i fiori davanti al naso, sventolare il ventaglio (serviva anche a questo scopo) o profumarsi molto, ma non erano così drastici e fanno pensare che il problema non era percepito come così grave. Altrimenti, avrebbero fatto qualcosa di più risolutivo.
Il ventaglio allontana momentaneamente gli odori
PARIGI, SECONDO IMPERO
Non mancano però casi di contemporanei che hanno descritto la puzza del proprio tempo. Nelle pagine di Teresa Raquin, soprattutto nelle prime, Emile Zola ci fa sentire un odore di stantio, di muffa e di squallore. Il romanzo è uscito nel 1867 ed è ambientato a Parigi.
Un altro classico della letteratura
LA GRANDE PUZZA
A Londra, nell'estate del 1858, il livello delle acque del Tamigi si abbassò. Si sprigionò un odore terrificante che spinse quelli che abitavano vicino al fiume a lasciare le proprie case. Westminster, la sede del Parlamento, sorge sulle rive del Tamigi e anche i deputati sentivano la puzza. Misero delle tende imbevute di cloruro di calcio alle finestre, ma non fu sufficiente. Allora, se ne andarono ad Hampton Court.
Questo episodio ha avuto però un effetto positivo. Infatti, dopo il sistema fognario londinese è stato migliorato.
Una bella immagine di Londra
PER QUALE MOTIVO CHI PUZZA NON SA DI PUZZARE?
Prima abbiamo tentato di dare una spiegazione psicologica al fatto che spesso chi puzza non sa di puzzare. Proviamo a darne una fisiologico-adattativa.
Dobbiamo però capire che cosa sono gli odori.
L'olfatto ci protegge
Gli odori sono prodotti da molecole volanti dette odoranti, che possono essere sia organiche, sia inorganiche, e che si trovano nell'aria. Senza aria non ci sono odori.
Queste molecole generano le sensazioni olfattive, come le puzze e i profumi. Per inciso, un odore è causato da una molecola, il profumo da più molecole.
Il nostro olfatto è molto sensibile alle puzze. È una questione adattativa perché gli odori cattivi ci segnalano la presenza di un potenziale pericolo. Ad esempio, il cibo avariato e le carcasse puzzano. Non è una regola ferrea: pensiamo a certi formaggi, che puzzano, ma sono ottimi. Comunque, l'olfatto ci avverte: quella cosa puzza, sei sicuro di volerla mangiare? O: sei sicuro di non volerti allontanare?
Tant'è che alcuni gas letali sono inodori e vengono addizionati con sostanze per fargli assumere un odore sgradevole e renderli riconoscibili.
La risposta a uno stimolo olfattivo sgradevole è anche un retaggio dell'epoca preistorica, quando ne andava della nostra sopravvivenza. Infatti, quando si sente un cattivo odore, l'istinto di repulsione ci spinge ad andarcene, a fuggire. Solo nel corso del tempo abbiamo capito che non sempre la puzza indica un pericolo, come nel caso di certi formaggi appunto. Però metti un pezzo di gorgonzola davanti a un bambino (e non solo) e guarda la sua reazione! Vedrai che il suo istinto primordiale gli farà riconoscere quell'odore come sgradevole.
Alcuni formaggi puzzano molto, ma sono considerati leccornie
ALCUNE NOSTRE IPOTESI
Detto questo, perché dopo un po' ci abituiamo al nostro odore e a quello dell'ambiente in cui viviamo?
Precisiamo che l'olfatto è il meno studiato dei nostri cinque sensi. Dopodiché, possiamo fare delle ipotesi. Forse l'assuefazione avviene perché quando capiamo che l'odore sgradevole non è associato a un pericolo, smettiamo di percepirlo. O anche per quanto abbiamo scritto prima: se uno sa di puzzare o vive in un ambiente puzzolente e lo percepisce costantemente, vive male. Perciò si abitua a non sentirlo più.
Viceversa, se a emanare un odore cattivo è qualcun altro, lo sentiamo e lo associamo alla poca igiene. Allo stesso modo, se vado in una città nuova da turista, posso sentirne la puzza, perché non vivendoci, non ho fatto il callo alla percezione di quell'odore. Anche se sarebbe interessante sapere se Tocqueville e gli altri dopo un po' si erano abituati ai miasmi.
Oppure, semplicemente, l'assuefazione è una processo naturale. Un po' come quando parli con una cadenza dialettale. Nessuno di noi sente la propria, ma gli altri sì, specialmente se sono di un'altra città.
I nostri 5 sensi
CHE COSA PUOI FARE?
Non possiamo combattere tutti gli odori, soprattutto quelli altrui, ma possiamo fare qualcosa per i nostri. Ad esempio, quando fai la cacca, tu probabilmente non senti l'odore che lasci in bagno, ma chi viene dopo di te sì. Che cosa puoi fare per eliminarlo?
Anche se non ti lavi in modo accurato rischi di emanare un cattivo odore, che sicuramente gli altri percepiranno. C'è però anche chi bypassa la domanda iniziale (chi puzza sa di puzzare?) prevenendo il problema a monte.
Curiamo sempre la nostra igiene personale
Fonte testimonianze città puzzolenti e del caso di Londra del 1858.
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