RACCONTO 1 - CUNEGONDA  AL RISTORANTE


Cunegonda è andata al ristorante. Era a uno dei primi appuntamento con un ragazzo. A un certo punto, le è venuto mal di pancia. Si è alzata ed è andata in bagno. Ha sempre qualche problema quando deve fare la cacca fuori casa, ma questa volta non ha potuto farne a meno. Non molto dopo è ritornata al tavolo e ha potuto proseguire la sua serata romantica.

Nessuno (né il suo nuovo spasimante, né i camerieri, né le signore che sono andate in bagno dopo di lei) si è accorto di niente.



Donne che fanno la cacca nella toilette pubblica


Cunegonda è molto attenta all’igiene, ma ha trovato delle tecniche per non toccare la tazza.

La sua preferita è la rana. Si è abituata nei bagni con la turca, che sono quelli che predilige, anche quando non si tratta di fare la cacca fuori casa, ma una semplice pipì. Questo perché non c’è contatto.

Questa volta ha usato il wc del bagno del ristorante come se fosse una turca: è salita con tutti e due i piedi sui bordi, si è rannicchiata e ha fatto quello che doveva fare.

Con il tempo è diventata una vera esperta. E da vera esperta si è svuotata le tasche per evitare che qualcosa le cadesse nell’acqua e ha pulito ben bene l’asse.

Cunegonda, grazie a ciò che aveva mangiato in quei giorni, se l’è cavata con un’evacuazione non molto puzzolente.

Alcune sue amiche preferiscono coprire il sedile del water con la carta igienica, ma lei non lo vuole fare.

Questa posizione le piace anche perché è scomoda. Infatti, la costringe a non perdere tempo navigando su internet, leggendo la posta o telefonando.

In questo modo, è potuta tornare abbastanza in fretta dalla sua nuova fiamma, che avrà avuto tutto il tempo di realizzare, se ce ne fosse stato bisogno, che pure le donne fanno la cacca. Anche quelle molto belle come Cunegonda.



Il segreto di Cunegonda quando deve fare la cacca fuori casa


Cunegonda si chiama così in onore del Candido di Voltaire. Il suo papà è un docente di filosofia e lei è una ragazza molto intelligente, che utilizza la propria intelligenza sia per speculazioni dotte, sia per cose pratiche. Ad esempio, si porta sempre dietro i nostri prodotti tascabili, così non lascia nessuna puzza quando deve fare la cacca fuori casa. Inoltre, si lava solo con le nostre saponette, così è pulita e profumata.


Fuori casa, sono molto utili i saponi di carta. Li trovi qui


RACCONTO 2 - UNA SERATA ROVINATA (SE CI FOSSE GIÀ STATO SPV…)


Il treno stava per muoversi dalla Keleti di Budapest. Guglielmo guardava fuori dal finestrino e vedeva i binari, il tetto della stazione e la gente che andava e veniva.

In altri contesti si sarebbe interrogato su dove andassero, su da dove venissero, in quella stazione e nella loro vita. Ma in quel momento, le uniche cose che gl’interessavano erano se sul treno ci fosse un ristorante, o almeno un bar, e con chi avrebbe fatto il viaggio. Sperava con nessuno, o, al limite, con qualcuno che scendesse a Nagykanizsa, al confine con la Croazia. Così, avrebbe avuto tutto il vagone per sé per molte ore.

Speranze subito disattese, perché salì una famigliola, mamma, papà e figlioletto, tutti biondi. Riuscì a capire che sarebbero scesi a Lublijana.

Si rannicchiò nel suo posto, vicino a finestrino, precauzionalmente occupato. Cuffiette nelle orecchie. Distese le gambe nel sedile in fronte a sé, ancora (e fino a Venezia, sperava) vuoto.

Il treno si mosse. Aveva sempre le cuffiette e le gambe distese. Salì una ragazza e si mise a sedere proprio lì, dove lui aveva disteso le gambe, che ora doveva ritirare. Era carina, ma non al punto di compensare la perdita della comodità.

Guglielmo ascoltava la musica, guardava fuori e ogni tanto buttava un occhio alla sconosciuta. Lei aprì un libro e lui cercò di sbirciare la copertina, per capire di dove fosse.

Superwoobinda di Aldo Nove.

“Ah, ma sei italiana”.
“Sì”, sorrise lei.

La delusione per aver perso la comodità scomparve repentinamente. Flirtarono per tutto il viaggio.

Giunti a Venezia, anche lei doveva proseguire per Milano. Questa volta il viaggio fu meno comodo: restarono seduti sulle valigie, nello spazio tra un vagone e l’altro.

A Milano la invitò a cena. Lei accettò.



A cena con imprevisto


La conversazione scorreva bene, si era creato un bel feeling.

Dolce. Caffè. A questo punto, lui sentii muovere aria nel ventre. Doveva trattenersi. Allora, non esistevano ancora i prodotti di Spuzza Via, quindi non poteva andare in bagno perché avrebbe lasciato un odore molto cattivo. Così decise di recitare la parte del ragazzo un po’ all’antica, che non ci vuol provare la prima sera, e la riaccompagnò a casa.

Ora però doveva assolutamente fare la cacca e non avrebbe fatto in tempo ad arrivare a casa. Come un faro apparve un bar. Con pochi spicci si sarebbe potuto prendere un caffè, tanto per non entrare e dirigersi subito verso il bagno. Questione di stile.



Scese le scale, entrò nel bagno. C’era un lieve odore di urina e di sapone da bar. Chiuse la porta a chiave. Mise della carta igienica sula tazza e si liberò del mio patimento in pochi minuti. Si pulì, si lavò, tirò l’acqua e pulì tutto. Era soddisfatto e nuovamente di buon umore. Purtroppo, a quei tempi non esistevano ancora i nostri prodotti, come abbiamo detto prima.

Salì di nuovo. Fece un po’ di coda per prendere un altro caffè. Questa volta optò per quello americano. Lo dolcificò con il miele, tanto per rimanere in tema.

Una volta in strada, gli venne in mente la scena di Eccezziunale…veramente in cui Guido Nicheli (Zampetti, Dogui) va in bagno in un bar e Boldi, Teocoli, Abatantuono  e Ugo Conti mettono una cassetta che riproduce il rumore dei peti, facendogli fare una figuraccia davanti alla fidanzata. (Quando abbiamo parlato dei film lo abbiamo dimenticato, ma rimediamo adesso).

E dopo?

Scrisse un sms alla ragazza, che rispose quasi subito.

I due si sono sposati e adesso, pensando a quella sera (in seguito, lui le raccontò tutto) sono diventati fan dei nostri prodotti. Perché non li provi anche tu?


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